venerdì 25 maggio 2007

cardiopalma

Lilly 30 anni e Joe 32 anni (amanti) sono in attesa di Sean 45 anni (compagno di Lilly); Sean brizzolato, distinto e affascinante con la borsa in cuoio da medico scende dal treno in stazione e va loro incontro...
Lilly e Joe che si sfioravano per mano fino a quel momento, improvvisamente si ritraggono il braccio...
Sean si slancia in un abbraccio cingendo alla vita tutti e due.
Lilly e Joe reagiscono come fossero colpiti da una spina nel fianco.

Miei carissimi, quanto vi voglio bene! Non vedevo l'ora di vedervi!
Prima che voi mi diciate qualsiasi cosa, vorrei mettervi a conoscenza di un pensiero che mi frullava in testa mentre arrivavo da questo lungo viaggio.

Quanto vi voglio bene!

Avete mai pianto?… Forza rispondete…
Lilly e Joe restano interdetti
Beh, comunque pensavo proprio a quella soluzione salina che sgorga dalle sacche congiuntivali dei nostri bulbi oculari.
Questo liquido va ad irrorare e disinfettare non solo l'organo sensoriale della vista, ma va anche a irrigare il volto, per lo meno dove scorre.
Poi la goccia scorre fino al bordo dalla cornice del viso sagomato dal mento, si stacca per un istante interminabilmente eterno/infinito, il battito cardiaco si spezza con un singulto extrasistolico e aspetta... attende che la goccia fermi il suo precipitare sul petto come fosse il primo battito cardiaco dopo un arresto. Non si sente nient’altro che quel primo palpito.
Durante il ruscello torrenziale del pianto, la percezione sensoriale della situazione che ha causato il pianto aumenta, mentre tutto il resto si offusca, si annebbia, svanisce.

Quanto vi voglio bene!
Sembra un modo per rendere fertile il corpo, il cui interno subisce un inaridimento o uno sconvolgimento emozionale, dovuto ad esempio ad un saluto prima di un viaggio, una vittoria, un forte sentimento positivo, una commozione davanti ad una scena cinematografica, un grassa risata, uno shock, una sconfitta, un dispiacere, un malessere, una perdita di amici o di cari familiari, un distacco, un allontanamento, un litigio…
Insomma è un processo reazionario del proprio corpo agli eventi emotivi.

Quanto vi voglio bene!
Tuttavia succede che dopo l'asciugatura del liquido restano dei solchi aridi, tanto da spaccare la guance e sentire aprirsi delle secche ferite sulla propria faccia… Sì, perché ricordate che è una soluzione salina e il sale rinsecchisce come brucia la fertilit
à di un terreno cosparso di cloruro di sodio.

Quanto vi voglio bene!
Beh, se si piange per una forte emozione di bontà, gioia, allegria e… fe-li-ci-tà, nonostante il solco sterile, resta la consolazione di aver in sé una forte sensazione positiva e una forza energetica che spinge in avanti la vita;

ma se il motivo per il quale si piange è una separazione dagli affetti…?

Se non avessimo una compagnia d'appoggio e di conforto, se fossimo soli con il nostro dispiacere, la separazione sarebbe molto difficile da sopportare, dagli occhi sgorgherebbero… lacrime… che si conficcherebbero nel petto come sciabole metalliche che manderebbero il cuore in fibrillazione fino all’arresto cardiaco.

Se ipoteticamente Lilly si innamorasse di Joe, dovrei essere disposto, sempre in linea ipotetica, ad ospitare anche Joe nella mia vita. Certe scelte devono essere condivise dalle persone che si amano, anche gli affetti, i sentimenti, il sesso… Le coccole e le effusioni delle persone care irrorano i piaceri sensoriali ed emotivi di più delle lacrime.

Ma si tratta di una ipotesi… perché se mi capitasse, sarebbe molto complicato per me reggere la situazione.
Tanto che un medico dei trapianti di fama come me sfrutterebbe il mezzo televisivo per presentare su scala internazionale la moglie zoccola e l’amico traditore.
Poi confesserei che la moglie di Joe è morta in ospedale non per un infarto del miocardio, come da verbale firmato dal dott. Sean McNamara, ma per l’iniezione di una dose letale di potassio in bolo, fatta dal marito stesso, che le ha procurato l’infarto.
Verrei radiato dall'albo per falsa certificazione.
Certo, vivrei comunque con un oppressivo senso di colpa dopo aver scoperto di aver mentito per l’amico sbagliato... le false confidenze di un amico per scopi dietrologici trafiggono come delle sciabolate inflitte più volte, senza poter trovare il sollievo di un atteso "riposo", bramato a causa del dolore a propagazione iperbolica.
Tuttavia, sarebbe comunque superabile sapendo che voi vivreste col rimorso e il cruccio di chi ha fatto dei torti a delle persone care e sareste visti dal mondo come i beceri carnefici della situazione e, anche se non penalmente perseguibili, per mancanza di prove,
vivreste nell’onta e nella vergogna.
Chi vi permetterebbe ancora di lavorare? Stroncata la carriera del giovane e brillante avvocato, svelata l'identit
à dell'arrampicatrice sociale alla ricerca del letto sotto cui si cela la maggior ricchezza. Anzi, Joe, verresti persino lasciato da Lilly perché non frutteresti abbastanza per il suo sile di vita.
Curriculum ricco di oppurtunismi che nessuno vorrebbe mantenere nella propria società, se non per entrare definitivamente nel circolo vizioso del malaffare.
Non potreste uscire di casa per paura che la gente vi sparli dietro e fareste una vita di merda.

Ma anche questa è una ipotesi.

Infatti sar
à tutto molto più semplice. Il mio è stato un abbraccio fatale. Quando vi ho cinto la vita siete sobbalzati non per una reazione emozionale nei miei confronti, ma per una puntura fatta con questi aghi
tira fuori gli aghi dalla tasca
bagnati dal veleno di un serpente, che provoca nell'ordine: una paralisi del centro nervoso della parola, che si estender
à al resto del sistema nervoso bloccando tutti i muscoli del corpo, sopraggiungerà uno stato di cecità, sordità e blocco della funziona tattile, entrerete in coma e vi sentirete sospesi limbo eterno, nel nulla perenne... desiderete morire, senza poterlo fare

tra poco inizier
à l'agonia, sempre che non vogliate l'antidoto da iniettare entro...
guarda l'orologio
1 minuto e 17 secondi...

senza riuscire a capire il significato della parola "bene" espressa nella frase ripetuta più volte e con un'aria persa nel vuoto chiede:
Mi volete... bene?

giovedì 24 maggio 2007

il ravvedimento

S1 Sulle ali di una appropriata musica di Bach per organo e voci bianche, vediamo in scena, sotto le volte di una piccola e antica chiesa romanica illuminate da candele, alcune monache impegnate in un cantico religioso.


S2 Una cella a dir poco ascetica, con una delle monache che, liberatasi dalla tunica e dal copricapo( rivelandosi alquanto giovane e piacente), si sdraia sulla branda e si mette in lettura; dopo un po’ si sente bussare allo spioncino: la monaca apre e riceve un vassoio con la colazione. Sotto il tovagliolo c’è una grossa busta. La monaca la guarda, la palpa, fa il gesto di aprirla, poi cambia idea, la ripone sulla branda e comincia a consumare la colazione, lentamente. Alla fine si accende una sigaretta e la fuma, pensosa; quindi apre la finestra, compie alcune manovre per far uscire il fumo, spruzza un deodorante, dopodiché si lava i denti con cura.

Adesso riprende in mano la busta, la apre e si trova in mano un fascio di banconote e una lettera, che comincia leggere…

MONACA ... tu, conoscendo le regole della nostra comunità, saprai che dopo quattro anni di clausura, a ciascuna di noi tocca rientrare nel mondo… e portare a compimento la missione conferitaci dall’Ordine. Saprai anche che il buon esito della missione è assolutamente necessario alla nostra riammissione tra le mura del convento, che altrimenti ci escluderebbero dal ritorno nella comunità… A te sorella, è stato conferito un compito di ravvedimento e di redenzione nei confronti di almeno una di quelle creature notturne che vivono perennemente nel peccato, esibendo e concedendo a chiunque per denaro ciò che invece dovrebbero costudire come un bene prezioso e casto …e che a prova di questo ravvedimento, dovrà accettare di seguirti in convento e…

Scuote la testa perplessa e agitata; buio.


S3

Una procace, e a dir poco succintamente vestita signorina si accosta al finestrino abbassato di un’utilitaria, e al conducente, un giovane uomo.

B Allora, ti decidi?

A Dice a me?

B Sono giorni che mi fai la posta, credi che non me ne sia accorta? Che c’è, sei timido?

A …

B O sei della buoncostume, magari?... No, la faccia del poliziotto non ce l’hai proprio: direi che sei molto giovane, vero?

A Abbastanza…

B Non mi danno fastidio i giovani, anzi: purché paghino il dovuto, e soprattutto, se non mi facciano lo scherzo di essere minorenni. Chiaro il concetto?

A Si…

B Si… Cosa vuol dire si? Che sei minorenne o che non lo sei?

A Non lo sono…

B ( Apre la portiera della macchina, e si siede al suo fianco) Bene…e magari, lasciami un po’ indovinare…magari non l’hai mai fatto, è la tua prima volta: è così?

A Beh…

B Allora per prima cosa, avvia la macchina e togliamoci da qui.

A Come?

B Non mi sembri il tipo a cui piace farlo davanti a tutti: perciò avvia la macchina e togliamoci dalle palle, ok?

A E…dove vado? (avvia la macchina e parte)

B Dipende da quanto vuoi spendere: se vuoi farlo comodamente in un motel, ti costa dagli ottanta ai cento; se invece non disponi di molta grana e ti accontenti di farlo in macchina, te ne bastano una cinquantina, extra esclusi. Vuoi che andiamo in motel?

A Io, veramente…

B Tu veramente preferisci scopare in macchina perché ti vergogni a entrare con me in un motel, è così no? Allora non perdiamo tempo: prendi quella direzione e imbocca la litoranea, ti porto in pineta, va bene? E’ un posto sicuro a parte qualche guardone che approfitta delle situazioni per farsi qualche sega gratis…A proposito, vuoi che cominci a farti…No, è meglio di no: capace che uno come te sul più bello mi chiude gli occhi e andiamo a sbattere. Parliamo un po’: io mi chiamo Bea, e tu?

A …

B Che c’è, hai paura a dirmi come ti chiami? Guarda che non sei obbligato a dirmi il tuo vero nome: dimmi solo come devo chiamarti…

A A quel bivio che direzione devo prendere?

B A sinistra…e poi la prima strada sterrata, sempre a sinistra.

A Questa?

B Si. Ora vai sempre dritto…attento alle buche, cazzo! Li vedi quei due pini, là in fondo?

A Si.

B Infilati là, in mezzo a loro…Così, bravo. Spegni ora.

A Che bello, si vede il mare, là in fondo!

B Il mare…sai che roba: mica siamo venuti qui per guardare il mare! (si toglie la maglietta…) Cosa ne dici delle mie tette piuttosto, ti piacciono?

A Si…sono belle, ma…

B Ma? C’è qualcosa che non va nelle mie tutte? Guarda che sono naturali, queste, niente silicone: toccale…Ma come cazzo fai!? Hai paura, si fa così a palpare le tette di una donna…così!

…Allora, sei convinto adesso che è tutta roba mia?

A Si…

B Bene, allora comincia a cacciare i 50 euri della tariffa ( A esegue) Se però te la senti di darmene altri venti, cominciamo con un bel pompino, che ne dici?

A No, io…

B Fai un po’ come ti pare… (continuando a spogliarsi) Spogliati anche tu, intanto guardami mentre mi tocco, e appena ti viene duro, infilati questo…

A Io…io non posso.

B Non puoi? E perché?...Cazzo, sei carino tesoro, ma un bel po’imbranato…Su, togliti i pantaloni e le mutande, che ci penso io a infilartelo…

A Non posso, ti dico…

B Che cazzo vuol dire che non puoi? Se vuoi farlo senza preservativo guarda che ti costa almeno il doppio, bello…Ti va bene?

A Non so come dirtelo…

B Come dirmi cosa?...Sei impotente per caso, non ti si rizza? E’ così?

A Si…

B Ma non ti si rizza ora, per causa mia, o in assoluto?

A In assoluto…

B E allora cosa ci vai a fare a puttane? Senti, lasciami almeno provare, così, per curiosità…( Lo tocca nei dintorni della patta) Ma che cazzo è sta roba! ( Lo tocca sul petto) Ma vaffanculo, sei una donna, vero?

A …

B Che cazzo è? Sei una lesbica, una leccafiche, un transessuale o qualcosa di simile, vero?

A No…

B No, si, no, ma, forse…Adesso mi hai rotto: dimmi chi cazzo sei, cosa cazzo vuoi da me, e facciamola finita!

A Sono una suora.

B Oh cazzo! Una suora!!! Pure una suora mi doveva capitare! Come se non bastassero i maniaci, i pervertiti e tutti gli altri rottinculo che mi devo sorbire tutte le notti. E che cazzo vorresti da me, sentiamo…

A Convertirti.

B Cosa!? Ripetilo!?

A Convertirti, redimerti, indurti a cambiar vita.

B Tu sei completamente pazza: ( comincia rabbiosamente a rivestirsi) riavvia questo cazzo di macchina e riportami subito dove mi hai presa.

A Aspetta…

B Un bel cazzo, aspetto: questo per me è tempo lavorativo, stronza: se non faccio ameno 500 euro prima di domattina, mi riempiono di botte, ti è chiaro il concetto, santarellina del cazzo?

A (toglie di tasca altre dieci banconote da 50, e le mette una dopo l’altra in mano a Bea)

B ( accendendo la luce dello specchietto e guardando le banconote in controluce)

Cos’è, sono i soldi delle elemosine? Sono buoni però, a quanto pare…( infila le banconote nella borsetta, e finisce di rivestirsi)

A Adesso puoi concedermi un po’ della tua attenzione?

B Visto che mi hai pagato l’intera notte, fai pure; ti avverto però: sprecherai il tuo fiato. Ne vuoi una?

A Non… fumo, grazie.

B Sicura? E un goccio di questa roba, allora?

A Non bevo alcolici.

B Ti pareva…non scopi, non fumi, non ti sbronzi …cosa cazzo fate di preciso tutto il giorno e tutta la notte, voi suore?…

A Un bel po’ di cose, almeno nel mio caso. A proposito, prima mi hai chiesto come mi chiamavo. Ora te lo posso dire: mi chiamo Arianna, e ho 26 anni.

B Quattro più di me? Cazzo, ti facevo molto più giovane!

A Forse ho sofferto la vita un po’ meno di te…

B Cosa ne sai tu di quanto ho sofferto io?

A Ti ho osservata a lungo, queste notti: non mi sei sembrata per niente felice della vita che fai, o sbaglio?

B Che cazzo vuol dire? Vorrei vedere te a farti sbattere ogni santa notte da tutti gli sfigati e pervertiti che hanno i soldi in tasca per farlo…

A E allora, perché lo fai?

B Che domanda di merda…

A Non è una risposta.

B Lasciamo perdere, va…non ho voglia di sprecare il mio tempo con una stronzetta che non sa un cazzo della vita e pretende di insegnarla agli altri: riprenditi i tuoi soldi del cazzo, e riportami al mio lampione.

A Scusami, ma non capisco perché ti arrabbi così con me: guarda che io non ti voglio obbligare a niente. Io ti voglio solo offrire la possibilità di uscire da una situazione che…ti rende infelice.

B E perché faresti questo per me, perché hai puntato proprio me, fra tutte le puttane del lungomare? Sentiamo…

A Perché ho avuto compassione di te. Ma soprattutto perché in te ho rivisto… me stessa.

B Cioè…cioè: vuoi dire che anche tu facevi la battona?

A Non esattamente.

B E che cazzo facevi?

A Vendevo, esibivo il mio corpo…nelle sfilate di moda.

B Ma vaffanculo, che bel cazzo di paragone! Darei un braccio io, per sfilare sulle passerelle, anziché sui marciapiedi…E un occhio vedere le mie foto sulle riviste di moda! …

Non hai idea di quello che passo, delle botte che prendo tutte le volte che gli consegno meno soldi di quelli che pretendono ogni volta da me: come cazzo fai a paragonarti a me, eh?

A A me non davano botte, no, ma dosi massicce di coca si, e non immagini le scenate isteriche che subivo ogni volta che aumentavo di dieci grammi il peso del mio corpo: mi hanno fatto odiare il cibo, me stessa, la vita: sono diventata infelice in modo assoluto, sono arrivata sul punto di desiderare la morte, e poi di morire per questo, quasi.

B Cazzo…mi dispiace, non dev’essere stato divertente…E poi, come ne sei venuta fuori?

A …Mi daresti una sigaretta? ( Bea gliela accende e poi gliela passa)

B Aspetta, lasciami indovinare: un bel giorno, quando oramai non te ne fregava più un cazzo di vivere, è arrivata una tipa, più o meno come te ora, e…così tu…non avendo più niente da perdere… Sono andate così le cose?

A Si.

B E poi quando ti sei ripresa, hai deciso di farti monaca?

A Si…Me ne dai un goccio? ( Bea le passa la bottiglia)

B E come ti trovi, lì?

A Sto cercando di capire chi sono, e cosa voglio fare della mia vita.

B E adesso tu… vorresti fare la stessa cosa per me?

A Si.

B Quindi, lasciami capire: dovrei smettere di fare la puttana, e farmi suora?

A Io desidero solo aiutarti a sparire da un mondo e da una vita che ti rende infelice. Nessuno ti chiederà altro, nessuno tanto meno ti imporrà una vocazione religiosa: io stessa non credo di aver fatto una scelta definitiva.

B Ah, no? Vuoi dire che te ne puoi andare quando vuoi, se ti va?

A Certo: il mio è un convento, non una prigione.

B Guarda che io rischio di crederci a quello che mi dici, eh?

A Devi crederci.

B Se accettassi la tua proposta di sparire, e poi quelli mi ritrovassero, mi farebbero a pezzi:, lo sai vero?

A Le mura di un convento di clausura sono impenetrabili.

B E che cazzo ci farei io, in un convento di clausura? Non lo vedi come sono, come parlo?

Cosa ci farei li dentro, giorno e notte?

A Potresti ripensare alla tua vita passata. E decidere cosa fare della tua vita futura.

B E quanto tempo avrei, per decidere?

A Tutto il tempo che ti sarà necessario.

B E, in cambio, cosa dovrei fare?

A Niente, ora.

B E…dopo?

A Se resterai con noi può darsi che un giorno ti venga chiesto di fare per qualcun altro ciò che io sto facendo per te, adesso.

B E se per me fosse impossibile stare rinchiusa là dentro, e decidessi di ritornarmene dal bastardo che odio e che amo, e che dopo avermi riempita di botte, mi rispedirebbe sul marciapiede?

A Sarebbe un dispiacere per noi, per me soprattutto. Ma nessuno te lo impedirebbe.

B Quindi, in questo momento, tu mi offri di…di…

A Ti offro di essere libera. Di riprendere possesso della tua esistenza, del tuo corpo e della tua anima, ammesso che tu creda in un’anima.

B Va bene, accetto. Portami dove vuoi. Ma prima…

A Prima?

B Prima, dammi un bacio. E scambiamoci i vestiti.

Buio

sei felice?

Ragazzo di 17 anni davanti al suo banco di scuola. Sul banco un foglio di protocollo bianco con scritto:

Sei Felice?

Minchia! E adesso che cazzo scrivo…
L’obiettivo è prendere un buon voto e scrivere grammaticalmente corretto o scrivere qualcosa che abbia un senso e sia sostanzialmente profondo… Potrei provare a scrivere qualcosa di profondamente corretto… Ma come si fa ad essere profondi esprimendo il concetto di felicità con i paletti grammaticali. Non è mica un concetto libero e profondo se lo ingabbio nelle regole grammaticali…
Se scrivo una cazzata del genere quella cazzona della mia prof. mi segna a vita e mi mette 2 perenne.

Perché non si vuole capire che ci sono cose inesprimibili?
Se cresco non voglio diventare come i grandi che credono di sapere tutto e invece si limitano a sapere solo ciò che si può esprimere, definire.
Almeno io so che non potrò mai essere felice perché non essendo la felicità un concetto per definizione descrivibile, come posso di conseguenza definire se sono o non sono felice?
Mentre i grandi credono di esserlo senza mai accorgersi che non lo sono stati, non lo sono, e non lo potranno mai essere:
1. Si dimenticano che da giovani non lo sono stati perché dicono in continuazione: “Magari potessi tornare alla tua età” oppure “Beata la tua età”; ma loro alla nostra età, eccome se si lamentavano!
2. Si accorgono che non lo sono perché stressati dalla vita lavorativa, ma lo nascondono.
3. Sperano di esserlo, ma non lo saranno mai perché lo stress aumenterà.

Ecco ho trovato
Prende il foglio di bella e scrive finalmente qualcosa con la penna con cui stava giochicchiando

Felicità: mangiare, bere, dormire e … scopare!

triangolo isoscele

TRIANGOLO ISOSCELE

Una donna giovane e decisamente attraente, vestita in modo alquanto allupante (nella hall dell’aeroporto internazionale non sono pochi gli uomini che si girano a guardarla…), sta parlando al cellulare.
NINA …no, sarà una sorpresa, lui non si immagina di trovarmi qui all’aeroporto, gli ho detto che l’avrei atteso a casa…
…E’ che questi luoghi mi danno ansia, non so perché, ma mi danno ansia…
…Io salire su un aereo? Ma sei pazza?! Al massimo potrei volare in groppa a un ippogrifo, ma su un aereo io non ci salirò mai, stanne certa!
… Esatto: è stata dura rimanere senza di lui per tre lunghi mesi, ma non c’erano altre soluzioni.
…Gliel’avevo già chiesto una volta di rinunciare ad andare in America per girare un film, due anni fa, poco prima che ci sposassimo: stavolta non era davvero il caso, dal momento che facevamo fatica a recuperare i soldi dell’affitto…
…Scusami, ma ora ti devo lasciare: i passeggeri cominciano ad arrivare!
Davanti all’uscita c’è ressa, ma le viene fatto posto in prima fila, senonché, poco dopo, la donna si ritira dalla postazione, rivolgendosi indignata a qualcuno…
NINA Ma le sembra il modo di comportarsi? Alla sua età, poi: non si vergogna!? Dico a lei, si, non faccia lo gnorri adesso! E impari a tenere a posto le mani, e pure il resto, che tra l’altro non è nemmeno granché… No, non sono io ad essere isterica: è lei che approfitta della calca per molestare le persone!
E’ decisamente alterata, e si allontana dall’uscita; sta per accendersi una sigaretta ma qualcuno le fa notare un cartello di divieto: a questo punto infila la porta d’uscita; quando rientra, più rilassata vede in lontananza, non vista da lui, l’uomo giovane che evidentemente stava aspettando…
NINA Joe… Joe!
Lui non la sente, e allora lei si affretta verso di lui, ma si blocca appena si rende conto che suo marito viene preso a braccetto di una donna elegante e ancora bella, ma molto più in là di lui con gli anni, come si evince al primo sguardo. Paralizzata dalla sorpresa, la giovane donna vede la coppia subire subito dopo l’assalto di alcuni fotografi, e quando la donna che sta con suo marito si toglie gli occhiali da sole per firmare alcuni autografi, la riconosce: è un’attrice molto famosa, in particolare per un film che parecchi anni prima aveva fatto scalpore per il modo in cui lei, nella scena clou di quel film, divaricava le lunghe gambe mostrando agli increduli interlocutori un particolare forse un po’ troppo intimo di lei medesima…
NINA ( tra sé, ma a voce assolutamente udibile…) Anche su Joe, sul mio Joe!, si è permessa di allungare gli artigli, la gran troia…Che faccio? Cerco di calmarmi, o l’ammazzo subito?
Mette le mani nella borsetta, riprende il cellulare, compone un numero e intanto si muove facendo in modo di trovarsi, sempre non vista, nei paraggi del marito, che allo squillo del suo cellulare, risponde…
JOE Ciao… Nina !… Si, siamo atterrati da poco… “Siamo” nel senso che…nel senso di noi passeggeri… Si, tutto bene, ho viaggiato in businnes class, figurati… Lo so, lo so, ma la mia carriera di attore ha avuto per cosi dire una svolta, in questi mesi… Ti sento lontana: sei a casa?... Come? Stai arrivando qui?... No, è che mi avevi detto che non saresti venuta, e… No, figurati se mi da fastidio… Ah, hai una grande sorpresa per me… Bene…Si, certo … Dove vuoi che ci troviamo? Al Cornwall’s restaurant?... E dov’è? Aspetta, l’ho visto, è proprio qui davanti a me… Ti aspetto lì, allora.

Joe si avvicina all’attrice famosa e le dice qualcosa; lei smette di sorridere, si nasconde i capelli sotto un foulard, si mette gli occhiali da sole ed entra con lui nel ristorante Cornwall’s, dove i due si siedono a un tavolo e ordinano da bere. Intanto, con una serie incredibile di manovre, Nina riesce a posizionarsi, sempre senza farsi notare da loro, a un tavolo vicino, dove si mette rigorosamente di spalle rispetto ai due.
ATTRICE FAMOSA Cosa c’è, honey, ti vedo un po’ strano: la telefonata ti ha turbato?
JOE Turbato, no: solo che immaginavo di avere più tempo a disposizione per…prepararmi…
ATTRICE FAMOSA Pensi che la prenderà molto male, la poveretta?
JOE Di sicuro per lei non sarà un momento di esultanza quello in cui le dirò che ho deciso di lasciarla per … stare con te … Vorrei averglielo già detto, ma mi sembrava brutto farglielo sapere per telefono…
ATTRICE FAMOSA Beh, ti capisco; ma, come dice il proverbio: “Via il dente, via il dolore”. No? Tra poco glielo dirai, in mia presenza. Questo magari servirà ad attenuare la tensione. E poi, chissà, potrebbe anche sentirsi un po’…lusingata…
JOE Lusingata? In che senso?
ATTRICE FAMOSA Ma caro, quando, appena passata la delusione, si renderà conto di potere, a ragione, dire a tutte le sue amiche e conoscenze che l’uomo che è stato suo marito e che l’ha lasciata, non l’ha fatto per mettersi con una qualsiasi commessa, ma bensì con una delle attrici più famose del mondo, un po’ si sentirà lusingata, non credi?
JOE Tu dici?
ATTRICE FAMOSA Ma certo, vedrai : all’inizio, come ti dicevo, ci rimarrà un po’ male, ma poi se ne farà una ragione. E se inoltre, come mi hai detto, è giovane e carina, appena i paparazzi avranno resa nota a tutto il mondo la nostra love story, vedrai che nelle sue vicinanze si troverà frotte di aspiranti consolatori! Tra questi di sicuro ce ne sarà uno, o magari più di uno, che se la porterà a letto: di conseguenza lei si rilasserà, e tutto si risolverà per il meglio… Perché fai quella faccia?
JOE Hai un modo di dire le cose, a volte…
ATTRICE FAMOSA E’ che non sono ipocrita, mio caro: immagino ti abbia urtato il pensiero che la tua ormai ex mogliettina possa scopare con qualcun altro, ammesso che non l’abbia già fatto in tua assenza, ma le cose vanno esattamente così. “Chiodo scaccia chiodo”, dice un altro proverbio.
JOE Che palle, ‘sti proverbi…Senti, io non credo proprio che lei sia andata a letto con qualcun altro: lei non sapeva niente della nostra storia, quindi non vedo perché…
ATTRICE FAMOSA …dovesse andare a letto con qualcun altro? Ma tesoro, dimentichi quello che, pur non avendo la minima notizia di possibili infedeltà di tua moglie, tu hai fatto con me in quest’ultimo mese? Ad esempio quello che abbiamo combinato nemmeno due ore fa nella toilette dell’aereo…mmm! ( Gli da una discreta leccatina sul lobo dell’orecchio…Nina intanto sbriciola di colpo tra le mani tutti i grissini sul suo tavolo…)
JOE Come potrei dimenticarlo? Con te ho capito per la prima volta, forse, cosa significa davvero fare sesso… Solo il pensiero della tua… mi fa salire la temperatura …Anzi adesso ti infilo la mano lì: voglio vedere se sei ancora la mia … (Nina sta per schiantare sul pavimento l’oliera, con tutto il resto…)
ATTRICE FAMOSA Ma sei scemo? ( Nina frena il braccio all’ultimo istante…)
JOE Che c’è? Cosa ho fatto?!
ATTRICE FAMOSA Ma come? Siamo nel ristorante di un aeroporto internazionale, sicuramente qualche fotografo è appostato nei paraggi: pensi sia utile che domani tutti i giornali scandalistici del modo pubblichino foto che mi facciano fare la figura della puttana…? ( Mentre deposita delicatamente l’oliera al suo posto, Nina esprime mimicamente, in modo inequivocabile, il suo particolare punto di vista…)
JOE Io …semplicemente io…io…
ATTRICE FAMOSA Tu, tu … Tu sei uno stupido, se non capisci quando certe cose si possono fare, e quando invece bisogna autocontrollarsi. Chiaro?
Appena tra i due cade un pesante silenzio, Nina scivola via dal suo posto di ascolto, e poco dopo entra in uno dei tanti negozi aeroportuali, ne riesce con un pacchetto e sempre velocemente si infila in una toilette; quando ne esce mette in mostra, al di sotto del suo succinto abitino, una credibilissima gravidanza databile, ad occhio, tra il quinto e il sesto mese. Si è anche rifatta il trucco, ed ampliato la già notevole scollatura: mentre si incammina , ora pacatamente, verso l’ingresso del Cornwall’s, raccoglie un paio di fischi di aperta ammirazione e causa indirettamente l’impatto, senza gravi conseguenze, di un cranio maschile contro una porta a vetri. Si dirige quindi,con aria innocente e festosa verso Joe, ignorando totalmente l’attrice famosa…
NINA Joe, amore mio, rieccoti… finalmente! ( Lui non fa in tempo ad alzarsi dalla sedia, che già lei è nelle sue braccia; un decimo di secondo dopo la sua lingua è già irresistibilmente collocata nella bocca di lui; trenta secondi dopo, quando il non molto discreto tossicchiare dell’attrice famosa interviene a turbare il surreale silenzio della sala, la performance non è ancora conclusa: ma quando, con uno strepitoso sorriso, Nina rimette la sua lingua a posto, parte da tutti gli astanti, tranne una, un’ ammirata standing ovation.) Grazie…grazie, grazie! Chiedo scusa per le pubbliche effusioni, signore e signori, ma erano tre mesi, che non vedevo mio marito, ossia il responsabile ( indicando il ventre prominente agli astanti) di questo mio… stato, che molti definiscono interessante. Ancora grazie, ma adesso sedetevi pure, e buon proseguimento del vostro pranzo, e della vostra vita! Ti trovo benissimo Joe, davvero benissimo, solo un po’ stravolto, e con la giacca e i pantaloni alquanto stazzonati, il che denota che quando non ci sono io a prendermi cura di te, ti lasci un po’andare… Uhm, ti mangerei come un…grissino, se non fossi una che detesta dare spettacolo in pubblico…E tu, tu come mi trovi, amore mio?
JOE Stupendamente, ti trovo stupendamente, Nina…Ma…ma….e gli occhiali?
NINA Che amore sei a notare che non porto gli occhiali, Joe! Basta, niente più occhiali, tesoro! Mi sono fatta fare un’operazione col laser, appena mi hai mandato il tuo primo assegno.
Ora, caro, ci vedo benissimo: è questa la grande sorpresa di cui ti ho fatto cenno prima, al telefono!
JOE Ah, è questa… E quella invece, cos’è ? ( indica il ventre di lei)
NINA ( In modo seducente al massimo grado, sedendosi sulle sue gambe, dando le spalle e continuando a ignorare ostentatamente l’attrice famosa…) Questa pancina? E me lo chiedi? Dovresti conoscere benissimo ciò che causa il rigonfiamento del ventre delle donne, delle donne giovani come me almeno…
JOE Sono stato via tre mesi…
NINA E cosa significa che sei stato via tre mesi?! I processi biologici mica si sospendono solo perché tu te ne vai in America per tre mesi, amore mio: mioddio, che voglia avevo delle tue labbra…
( Riprende a baciarlo, ma subito il tossicchiare, stavolta chiaramente seccato dell’attrice famosa, la induce a interrompere l’operazione e, sbirciando all’indietro, a simulare che solo ora si sia resa conto della presenza di una terza persona al loro tavolo…) Ops…! Joe, c’è una signora seduta lì dietro…una signora che (sbircia) …che mi ricorda un po’ la sorella maggiore di mia madre, mia zia Pamela, hai presente? Però… mi sa ( sbircia di nuovo) che non è lei…
JOE Davvero non riconosci quella signora?
NINA Dovrei? E chi è?
JOE Vuoi che te la presenti? Lei è…
NINA Ahia!!!!! (Si piega in due e comincia a contorcersi e a lamentarsi)
JOE Che c’è, Nina? Nina, stai male?
NINA ( Dopo un po’) No, non è niente…solo una fitta quaggiù…Dev’essere…anzi, sicuramente è per l’emozione di rivederti… E forse anche per il viaggio in macchina: non avrei dovuto, ma non ho resistito…Sai non è stato semplice, nella mia condizione, stare senza di te…
JOE Ma perché non me l’hai fatto sapere?
NINA Sai, mi sembrava brutto dirti per telefono una cosa come questa: volevo che fosse il mio corpo a dirtelo… questo mio corpo palpitante, pieno di vita e di voglia di te, che poi, stanotte, ti farà capire quanto…( sensualissima) gli sei mancato, e cosa ti sei perso in questi mesi… ( mentre lo bacia di nuovo, l’attrice famosa si alza e si dirige, decisamente, verso l’uscita: Joe se ne accorge, ma non è in condizione di fermarla, o forse non ha abbastanza energie per farlo; anche Nina segue la sua uscita con la coda dell’occhio, e poi…) Mi rendo conto all’improvviso di avere una fame,ma una fame! E tu?
JOE Anch’io: non ho toccato nulla sull’aereo…
NINA Di cibo?
JOE Di cibo, certo.
NINA Ah…Beh, visto che siamo in un ristorante, allora ordiniamo qualcosa di appetitoso, ti va? Cameriere! ( Si avvicina un cameriere, e prima Nina e poi Joe gli indicano qualcosa sulla lista; il cameriere prende nota e si allontana)
Ha detto dieci minuti di attesa: sono tanti per una coppia affamata ma, intanto, immagino tu abbia da raccontarmi un bel po’ di cose, no?
JOE Effettivamente, sono stati tre mesi molti intensi quelli nella capitale del cinema.
NINA Chissà lavoro…e quante tentazioni, povero caro…( In quel mentre l’attrice famosa ritorna sulla soglia del ristorante, guarda vero di loro per un momento, si rivolge al cameriere,e poi rimane in attesa.)
JOE Cameriere, cameriere! …Non mi ha sentito… Sarà meglio che vada là io a chiedere se…
NINA A chiedere cosa?
JOE Se ha un pacchetto delle mie sigarette…
NINA ( aprendo la borsetta)Te le ho prese io le sigarette: eccole.
Si avvicina a loro il cameriere e accenna alla borsetta dell’attrice famosa, rimasta sulla sedia su cui ora è seduta Nina.
NINA Ah, si: non si preoccupi, gliela porto io Si dirige verso l’attrice famosa, e prima di darle la borsetta le sussurra qualcosa che fa cambiare di colpo l’espressione del viso dell’attrice famosa ( dall’autocontrollo al terrore, all’incirca…)L’attrice famosa se ne va quasi correndo, e Nina torna placida al suo posto
JOE Ma cosa è successo?
NINA Oh, nulla di importante: quella signora di prima doveva tornare in America, e le ho fatto notare che avevano già annunciato l’imbarco per il suo volo…Joe sta per alzarsi, ma Nina glielo impedisce, prendendogli una mano…Stai tranquillo Joe, rilassati, su, non essere nervoso… e mettemi una mano lì…
JOE Lì, dove? (Nina gli indica la pancia) Ho un po’ di timore a farlo… Non vorrei che… Sai già se si tratta di un maschio o di una femmina?
NINA A te, cosa piacerebbe che fosse?
JOE Per me fa lo stesso: purché sia sano, e sia…
NINA E sia?
JOE …e sia mio…possibilmente…
NINA Ma tu, tu hai davvero voglia di avere un bambino, con me, Joe?
JOE Non ci avevo mai pensato a fondo fino ad ora, ma adesso non ho dubbi: si, Nina, mi piacerebbe tanto. Ma non so se tu, potendo leggere fino in fondo dentro di me… voglio dire…non so se tu, sapendo che io, in questi mesi, possa aver ceduto a qualche…a qualche tentazione…
NINA Joe, non mi vorrai mica dire che mi hai tradito in questo periodo vero?
JOE Purtroppo…purtroppo ho avuto dei momenti di …debolezza… e…
NINA Taci! Non dire nemmeno una parola di più: Non voglio sapere niente di ciò che hai fatto con altre donne, niente, hai capito?.( si copre il viso con le mani, come se piangesse: le toglie solo quando, poco dopo, il cameriere mette davanti a loro i piatti ordinati; Nina tranquilla si mette a mangiare con grande appetito)
JOE Stai meglio, Nina?…
NINA Si.
JOE Vedi, io…
NINA Non parliamone più Joe, davvero… Quello che è stato è stato: ora dobbiamo pensare al futuro. Al bambino o alla bambina che avremo insieme.
JOE Insieme? Allora è sicuro che quella…(Indicando la pancia di lei…)
NINA Questa? Questa no, non è sicura.
JOE Ma allora…
NINA Allora questa è stata una gravidanza( sfilandosi d’un colpo con destrezza il cuscino), per così dire, isterica. La prossima, quella si, sarà sicura, Joe…

Buio finale

La rivolta degli angeli

…E Satana si fece incoronare Dio. Affollandosi sulle mura splendenti della Gerusalemme celeste, apostoli, pontefici, vergini, martiri, confessori, tutto il popolo degli eletti che durante il feroce combattimento aveva goduto di una deliziosa tranquillità, gustava lo spettacolo dell’incoronazione con gioia infinita. Gli eletti videro con estasi l’Altissimo precipitato all’inferno e Satana seduto sul trono del Signore. In conformità con la volontà di Dio, che aveva impedito loro il dolore, essi cantarono, nel modo antico, le lodi del nuovo Maestro.

Satana, affondando nello spazio gli occhi penetranti, contemplò questo piccolo globo di terra e acqua, dove un tempo aveva piantato la vite e formato i primi cori tragici. E fissò gli sguardi su quella Roma dove il Dio decaduto aveva fondato, con l’inganno e la menzogna, la sua potenza. Tuttavia, un santo governava in quel tempo questa chiesa. Satana lo vide che pregava e piangeva. E gli disse:

“Ti affido la mia sposa, custodiscila fedelmente. Ti confermo il diritto ed il potere di definire la dottrina, di regolare l’uso dei sacramenti, di far leggi per mantenere la purezza dei costumi. Ogni fedele ha l’obbligo di attenervisi. La mia chiesa è eterna e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa. Tu sei infallibile. Nulla è cambiato”.

E il successore degli apostoli si sentì inondato di delizie. Si prosternò e con la fronte contro la pietra disse: “Signore mio Dio, riconosco la tua voce. Il tuo soffio si è sparso come un balsamo nel mio cuore. Il tuo nome sia benedetto. La tua volontà sia fatta sulla terra come in cielo. Non indurci in tentazione ma liberaci dal male”.

E Satana si compiaceva delle lodi e delle azioni di grazie, gli piaceva sentire glorificare la sua saggezza e la sua potenza. Ascoltava con gioia i cantici dei cherubini che celebravano i suoi benefici, e non gli piaceva più sentire il flauto di Nettare (un demone al suo servizio, una specie di fauno) perché cantava la natura, dava all’insetto e al filo d’erba la sua parte di potenza e di amore, e consigliava la gioia e la libertà. Satana, che un tempo fremeva nella sua carne all’idea che il dolore regnasse nel mondo, si sentiva inaccessibile alla pietà. Considerava la sofferenza e la morte come effetti felici della sua onnipotenza e della sua sovrana bontà. E il sangue delle vittime saliva verso di lui come un gradito incenso. Condannava l’intelligenza e odiava la curiosità. Egli stesso rifiutava di imparare qualcosa, per paura, acquistando una nuova scienza, di lasciar vedere che non le possedeva tutte. Si compiaceva del mistero e, credendosi diminuito se era capito, ostentava di essere inintelligibile. Una spessa teologia offuscava il suo cervello. Immaginò un giorno di proclamarsi, sull’esempio del suo predecessore, un solo Dio in tre persone. Al tempo di questa proclamazione, vedendo Arcade (un altro demone) che sorrideva, lo cacciò dalla sua presenza. Da molto tempo Ishtar e Zita (demoni)erano ritornati sulla terra. Così i secoli scorrevano come secondi. Ora, un giorno, dall’alto del suo trono, egli affondò i suoi sguardi nel più profondo degli abissi e vide Idalbaoth (il “vecchio” Dio) nella Geenna in cui lo aveva precipitato dopo esservi stato lui stesso incatenato un tempo. Idalbaoth conservava nelle tenebre eterne la sua fierezza. Annerito, sfinito, terribile, sublime, levò verso il palazzo del re dei cieli uno sguardo di sdegno, poi volse la testa. E il novello dio, osservando l’avversario, vide su quel volto doloroso passare l’intelligenza e la bontà. Ora Idalbaoth contemplava la terra, e vedendola affondata nel male e nella sofferenza, nutriva in cuore un benigno pensiero. Subito si alzò e, percuotendo l’etere con le sue enormi braccia come con due remi, si slanciò a istruire e consolare gli uomini. Già la sua ombra immensa recava all’infelice pianeta un’ombra dolce c come una notte d’amore.

E Satana si svegliò bagnato di un sudore glaciale. Nettare, Ishtar, Arcade e Zita erano vicini a lui. Gli uccelli cantavano.

“Compagni” disse il grande arcangelo “No, non conquistiamo il cielo. E’ già molto poterlo fare. La guerra genera guerra, la vittoria sconfitta. Il Dio vinto diventerà Satana, Satana vincitore diventerà Dio. Possa il destino risparmiarmi questa sorte spaventosa!”.

mercoledì 23 maggio 2007

La disperazione di Penelope

Non è che non lo riconobbe alla luce del focolare;
non erano gli stracci del mendicante, il travestimento,
- no; segni evidenti:
la cicatrice sul ginocchio, il vigore, l'astuzia nello sguardo.
Spaventata, la schiena appoggiata alla parete, cercava una giustificazione, un rinvio, ancora un po' di tempo, per non rispondere, per non tradirsi.
Per lui, dunque, aveva speso vent'anni, vent'anni d'attesa e di sogni, per questo miserabile lordo di sangue e dalla barba bianca?
Si gettò senza voce su una sedia, guardò lentamente i pretendenti uccisi al suolo, come guardasse morti i suoi stessi desideri. E "Benvenuto" disse, sentendo estranea, lontana la sua voce.
Nell'angolo, il suo telaio proiettava ombre di sbarre sul soffitto; e tutti gli uccelli che aveva tessuto con fili rossi brillanti tra il fogliame verde, ad un tratto in quella notte del ritorno, diventarono grigi e neri e volarono bassi sul cielo piatto della sua ultima pazienza.

Fahrenheit 451

Pag.3

Era una gioia appiccare il fuoco.

Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse. Con la punta di rame del tubo fra le mani, con quel grosso pitone che sputava il suo cherosene venefico sul mondo, il sangue gli martellava contro le tempie, e le sue mani diventavano le mani di non si sa quale direttore d'orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie, per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia. [...] Voleva soprattutto, come nell'antico scherzo, spingere un'altea su un bastone dentro la fornace, mentre i libri, sbattacchiando le ali di piccione, morivano sulla veranda e nel giardinetto della casa, salivano in vortici sfavillanti e svolazzavano via portati da un vento fatto nero di incendio. Montag ebbe un sorriso crudele di tutti gli uomini bruciacchiati e respinti dalla fiamma.


Pag.4

Sapeva che quando fosse ritornato alla sede degli incendiari avrebbe potuto ammiccare a se stesso, specie di giullare negro, sporco carbon fossile, davanti allo specchio. Poi all'atto di coricarsi, si sarebbe sentito quel sorriso, una sorta di smorfia, ancora artigliato nei muscoli facciali, al buio. Non scompariva mai quel sogghigno, non se ne era andato mai nemmeno una volta per quanto riandasse con la memoria al passato. [...]


Pag.6

Montag disse: “Naturalmente, siete la nostra nuova vicina, non è vero?”

“E voi dovreste essere..” straccò lo sguardo dai simboli della sua professione, “dovreste essere l'uomo degli incendi, il pirofilo”.La voce si spense mentre parlava.[...] “Dunque” cominciò la ragazza “ho diciassette anni e sono pazza. Mio zio diche che questa sono due cose che vanno sempre insieme. Quando qualcuno ti chede quanti anni, mi ha detto, tu dì sempre diciassette e che sei pazza[...].” [...]


Pag.11

Siete felice?”domandò.

Che cosa? Sono che?” gridò lui di rimando.

Ma la ragazza se ne era già andata [...]

“mi ha domandato se sono felice! Che razza di assurdità!”

Luomo smise di ridere.[...]

“Certo che sono felice. Che cosa crede? Che non lo sia?” domandò alle pareti silenziosamente intorno. Si fermò col naso in aria a guardare la grata di areazione dell'anticamera e ad untratto si ricordò di qualcosa che ra stato nascosto dietro la grata e che ora semrava spiarlo di là. Rapidamente distolse lo sguardo.[...]


Pag.13

Montag sentì che il suo sorriso si dissolveva, si scioglieva e si ripiegava su se stesso come vernice di sego, come la sostanza di una fantastica candela che avesse bruciato troppo a lungo e ora, spiaccicandosi, si fosse spenta con un soffio. Tonebre. No, non era felice. Non era felice si ripetè le parole mentalmente. Riconobbe che questa era veramente la situazione. Egli portava la sua felicità come una maschera e quella ragazza se n'era andata per il prato con la mascera e non c'era modo di andare a battere alla sua porta per riaverla.

Il Cavaliere Inesistente / Italo Calvino

Premessa: all’alba, Rambaldo il ragazzo da poco giunto nell’accampamento dei paladini di Carlo Magno, cerca Agilulfo, Cavaliere Inesistente e suo mentore.

Rambaldo lo scorse sotto un pino, seduto per terra, che disponeva le piccole pigne cadute al suolo secondo un disegno regolare, un triangolo isoscele. A quell’ora dell’alba Agilulfo aveva sempre bisogno d’applicarsi a un esercizio d’esattezza: contare oggetti, ordinarli in figure geometriche, risolvere problemi di aritmetica.

E` l’ora in cui le cose perdono la consistenza d’ombra che le ha accompagnate nella notte e riacquistano a poco a poco i colori, ma intanto attraversano come un limbo incerto, appena sfiorate e quasi alonate dalla luce: l’ora in cui meno si è sicuri dell’esistenza del mondo.

Agilulfo, lui, aveva sempre bisogno di sentirsi di fronte alle cose come un muro massiccio al quale contrapporre la tensione della sua volontà, e solo così riusciva a mantenere una sicura coscienza di sé.

[…]

L’applicarsi a queste esatte occupazioni (contare e ordinare oggetti) gli permetteva di vincere il malessere, d’assorbire la scontentezza, l’inquietudine e il marasma, e di riprendere la lucidità e la compostezza abituali.

[…]

Rambaldo comprendeva che tutto andava avanti a convenzioni, a formule, e sotto a questo, cosa c’era sotto? [...] Ma poi, anche il suo voler compiere vendetta della morte del padre, anche questo suo ardore di combattere, d’arruolarsi tra i guerrieri di Carlo Magno, non era pur esso un rituale per non sprofondare nel nulla, come quel levare e metter pigne del cavaliere Agilulfo?