martedì 5 giugno 2007

Tradimento, come non farsi lasciare

Personaggi:

Francesca: una donna intorno ai trent’anni. Minuta, gracile, bruna, sguardo perso nel vuoto, praticamente Nicoletta Braschi. Indossa un vestito a fiori che ricorda gli anni ’50, a campana e stretto in vita di colore rosa e beige. Indossa un grazioso cappello di paglia con fascia dello stesso colore del vestito.


Giacomo: un uomo sulla quarantina. E’ mingherlino, appena più alto di Francesca. Indossa jeans blu, una polo bianca e ha legato al collo un golfino giallo chiaro. Ha capelli neri che sembrano tinti e un marsupio.


Andrea: anche lui sulla quarantina. È un’omone: alto, grosso ma non flaccido. Completamente pelato, occhi chiari. Indossa dei pantaloni ocra e una polo bianca.


Rimini, lungomare, presso uno di quei bar praticamente sulla spiaggia.


Seduti ai tavoli troviamo F e G. Parlano molto vicini. Lei si gira il cappello tra le mani. Lui guarda l’orologio, tradisce un segno d’attesa ricontrollando l’ora e ordina da bere. Il cameriere serve da bere. G fa ad F una carezza, lei gli poggia il volto sul palmo. Poi si staccano e bevono fissando il drink. Durante tutto questo Andrea è lì ma fuori dalla loro visuale.


(silenzio)


F sta per dire qualcosa a G quando entra in scena Andrea.

F e G si alzano in piedi.


ANDREA: G, che piacere vederti! (stringe la mano di G)….Allora come va? Hai tenuto compagnia a questa bellezza? (intanto sculaccia F sulla chiappa).

GIACOMO: Sì, direi di sì.

FRANCESCA (portandosi dal lato di G): ci siamo visti quasi tutte le sere a cena… per fare passare la noia.

ANDREA: fantastico…Cameriere! Due sambuche e un’acqua tonica.

GIACOMO: Io non bevo sambuca.

ANDREA: Lo so.

Il cameriere serve le due sambuche, l’acqua tonica e degli stuzzichini ma non si siede nessuno.

GIACOMO (ad Andrea): Senti…

ANDREA (interrompendolo): Immagino che a cena avrai offerto il tuo vino.

GIACOMO: sì, certo ma…

ANDREA (a Francesca): E come hai trovato il vino di Giacomo?

FRANCESCA: Mi è piaciuto….molto….poi sai com’è scioglie la lingua…e si va avanti tutta notte a …a….conoscersi.

ANDREA (a Francesca): sei un tesoro amore ma, con rispetto parlando (dà un’occhiata a Giacomo e poi si rigira verso Francesca), tu di vini non ne capisci niente.

FRANCESCA: Come sarebbe?

ANNDREA ( Ingoiando un’oliva): ho imparato negli anni a conoscere il vino di Giacomo (beve un sorso di Sambuca). E’ un vino lieve, gradevolmente mosso che solletica le papille….direi un’estasi dei sensi su un pasto leggero. Questo non lo metto in dubbio…ma (sospiro).

FRANCESCA e GIACOMO (insieme): ma???

ANDREA: Ma io preferisco un vino diverso (Morsica un pezzo di parmigiano). Un vino corposo, stabile, capace di rendere giustizia anche a pasti complessi. Uno di quei vini che, per intenderci, invecchiando mantengono intatto il loro gusto deciso (beve un altro sorso di sambuca).

Il tuo vino Giacomo, per quanto gradevole ad un primo assaggio, non ha queste qualità (beve un altro sorso).

FRANCESCA: Dimmi cosa bevi e ti dirò chi sei…

GIACOMO: Il mio vino è OTTIMO!

ANDREA: (mangia una oliva), Certo, non lo metto in dubbio… ma il tuo vino è un po’ come un gatto nero. Per quanto possa ricordare una pantera sempre ricetto rimane. (quest’ultima frase con decisione/serietà rispetto a tutto il resto del discorso detto sempre con qualcosa da sgranocchiare/bere)

FRANCESCA: forse è proprio così.

ANDREA: E’ così. E per dimostrarvelo stasera Giacomo sarà nostro ospite. Scelgo io cosa bere.

GIACOMO: Grazie ma rifiuto l’invito. Non mi devi dimostrare niente. (Giacomo si allontana).