martedì 26 novembre 2013

Amore non corrisposto

I esercizio: monologo di chi ama senza essere corrisposto

(a casa)
non vedo l'ora... forse dovrei esser là prima... così non arrivo tutto trafelato, sudante e senza fiato... poi tra tutta quella gente, con quel rumore e in quella frenesia della stazione centrale non può mica darmi subito così il due di picche... sarà costretta a pensarci un pochino su, senza dare una risposta affrettata... eppoi questa volta è quella giusta, me lo sento... altrimenti perché mi avrebbe sempre mostrato attenzione, affetto, interessamento...

(in macchina verso la stazione)
è tanto che le chiedevo di venire a stare da me, ma non mi sarei immaginato che avrebbe accettato, anzi insistevo a chiederglielo per il piacere dell'idea che forse un giorno sarebbe potuta venire... ma ora che faccio, che dico...
cazzo, la rotonda... l'ho già superata.... va beh, faccio inversione...
"ciao! sono proprio contento che tu sia qui! sai, mi fa felice vederti finalmente dopo quest'estate! non sarò ipocrita: sono contento che sia finita la storia col tuo ex, perché quando ho cominciato a conoscerti non facevo altro che pensare a te e a quanto eravamo in sintonia... un'esplosione sinergetica di sensazioni positive... la sera ero contento di mettere la sveglia per venire prenderti per poi andare al mare insieme, la mattina non facevo colazione per aspettare di farla con te e durante il giorno non facevamo altro che scambiarci pensieri, idee, passioni, gioco, ironia, complicità, divertimento e riflessioni..."
merda, il bivio... cambio strada...
"non pensavo che questo sogno estivo potesse diventare realtà duratura... insomma un desiderio soddisfatto che mi porta a essere allegro, divertito, emozionato, fiducioso, esplosivo... le mie endorfine mi dicono che sono felicemente innamorato di te"
Ahahahaha, non ricorderò nulla di tutto ciò, come sempre quando si preparano prima i discorsi.

(alla stazione)
comincerò salutandola con un abbraccio e le farò un discorso breve e coinciso: "sono proprio felice che ora tu stia con me."


II esercizio: monologo di chi è amato senza corrispondere

(in treno)
starò facendo la cosa giusta? boh, ma cazzomene! ma sì, un amico così simpatico e profondo avrà già capito che sono in fuga un po' da tutti i miei problemi e mi darà asilo... lavoro manca, genitori del cazzo, fratelli che se ne sbattono, ragazzo mollato, casa senza... con la sua simpatia mi risolleverà il morale e con la sua profondità mi aiuterà a capire un po' di cose... poi è anche capace di ascoltare... non è che si starà innamorando di me? che angoscia!


III esercizio: dialogo di un amore non corrisposto

(all'arrivo del treno Lu e Jo si scrutano dal finestrino e si salutano con foga sbracciandosi, Jo scende con uno zaino e un piccolo trolley ed entrambi si corrono in contro e si abbracciano forte)
Lu: Ciao! Che bello rivederti! Non vedevo l'ora!
Jo: Ciao! Anch'io!
Lu: Fatto un buon viaggio?
Jo: Sì, ho chiacchierato con una coppia di nonnini che mi hanno raccontato la loro vita attraverso le generazioni dai loro bisnonni fino ai 5 figli, 7 nipoti, 2 bisnipoti, per non parlare dei loro vicini di casa, e che poi sono scesi a Bologna... poi da Bologna a Milano mi sono addormentata.
Lu: Hai già mangiato? vuoi qualcosa?
Jo: No, ho già stuzzicato, però prenderei volentieri una birra...
Lu: (a parte) Beh che aspetti a cominciare il discorso, comincia a dirle che sei felice... (a lei) Dai a me i bagagli!
Jo: Non ti preoccupare, sono leggeri, ho portato solo lo stretto indispensabile.
Lu: (a parte) Beh, tornerà a prendere il resto in un secondo momento.
Jo: Pensavo di fermarmi una settimana.
Lu: (a parte) Solo una settimana?
Jo: Il tempo di una vacanzina con te... ah, ma se do fastidio guarda non ti fare problemi, vado anche in un B&B...
Lu: (a parte) Ma allora sei coglione! Le hai appena fatto capire che è di troppo... (a lei) No, anzi, volevo portarti a vedere un sacco di cose... (a parte) e dirti un sacco di cose...
Jo: Beh, ci sarà tempo anche per il giro turistico, ma voglio un po' rilssarmi dopo quello che mi è capitato nelle ultime settimane...
Lu: Ah, ecco, a proposito, mi dispiace vi siate mollati (a parte) ma non avevo detto il contrario?
Jo: Beh, ormai è andata... erano due anni che le cose non andavano bene... (a parte) che tenero!
Lu: Peccato, mi stava anche simpatico (a parte) ma non è vero! che cazzo dici!
Jo: Lo so, parlavate spesso voi due... (a parte) è la sua empatia che lo fa essere un buon amico...
Lu:  E ora come stai?
Jo: Bene, mi sono liberata di una situazione che si trascinava senza risolversi, anche se poi ci sono ancora i miei che cagano il cazzo, perché pensano che faccia una vita da svalvolata e i miei fratelli nemmeno mi difendono, anzi mollano il carico da novanta dicendo che è ora che mi faccia una famiglia come loro...
Lu: Sai, anche io a volte ci penso a farmi una famiglia... e...
Jo: E allora falla! Dai chissà quante donne ti vorranno e non mi dire che non hai trovato quella giusta. Ah! No! Vuoi dirmi che mi stai per invitare al tuo matrimonio? Avete già fissato la data? E lei chi è? Ti merita? Ma quante novità!
Lu: (a parte) imbecille (a lei) Volevo fossi la prima a sapere che...
Jo: No! ...che diventerai papà! Già perché ormai il matrimonio non è più così rilevante... ma dai un bambino darà ancora più prestigio alla tua vita, vedrai se cresce come te, tra 18 anni magari me lo agguanto io che sarò ancora zitella...
Lu: Jo, niente di tutto ciò. Io sono felice perché sono qui con te!
Jo: Lu, tutto qui? Ti accontenti della mia amicizia da poco.
Lu: Jo, io sono qui con te perché ti amo!
(nel frattempo Jo e Lu sono arrivati al bar)
Jo: Birra... (a parte) adesso vado a fare i biglietti e riprendo il treno... che angoscia!
Lu: 2 Birre... (a parte) adesso vado a mettere i suoi bagagli nella mia macchina... che felicita!

mercoledì 6 novembre 2013

Solitudine

III esercizio "il luogo"

La notte di San Silvestro risponde più alla domanda quando ma se provi a circostanziare ogni volta che pensi alla notte di San Silvestro ti viene subito in mente un contesto specifico
una stanza
musica ad alto volume per lo più revival
immagini spesso in sottofondo di quelle trasmissioni affollate
cibo a sbuffo
amici, amici?
parenti, di quelli che non ti scegli
conoscenti
tanti conoscenti
troppi conoscenti
folla
uno spazio pieno di vuoto che non è lì fuori ma che percepisci dentro... anche i veri amici che sono lì anche per te li senti lontani e arricchiscono quella sensazione di distanza... e più si avvicinano più colmano la sensazione col vuoto... più ti parlano più risuona l'eco del vuoto... più ti ascoltano più il vuoto ti assorda...
La notte di San Silvestro, un'interminabile serata di estrosa compagnia estroversa che straripa traboccante di strane distrazioni contrastanti... in attesa di una trasformazione verso un'armoniosa sensazione per rendere sordo quel frastuono vuoto... speranza silente alla finestra del nuovo anno...

giovedì 31 ottobre 2013

Solitudine

I esercizio "="

diversamente dagli altri... ma tutti sono diversi...
una moltitudine nel vuoto perché non si riesce a percepeire la presenza degli altri...
un'abitudine a considerare se stessi inesistenti...
un solido che non lascia penetrare altro al suo interno come invece potrebbero fare i liquidi e i gas...
paura dell'altitudine, della latitudine e della longitudine perché non sai dove sei e dove vorresti essere e se lo sai non sei mai dove vorresti essere...


II esercizio "quella volta"

Quella volta in cui mi sono ritrovato solo fu l'inizio di un viaggio... beh, no era proprio l'inizio, ma il ripetersi di quell'inizio, il continuo e recidivo allontanarsi, il perpetuo moto da un luogo, da un odore, da un sapore, da un'immagine, da una persona, da un affetto, da un famigliare che sai che ritroverai, ma che comunque ti lascia un vuoto... e che speri il tempo risolverà... anche se ogni notte sogni che lo spazio dove stare tutti assieme esiste.

venerdì 10 agosto 2007

Melodramma, personaggi in atto unico


B
: uomo in abiti casual di circa 30 anni.

A: donna in tailleur (con i pantaloni) di circa 30 anni anche lei .Ha una 24 ore, un computer e il Sole 24 Ore.


SCENA 1

Un bar. B sta bevendo qualcosa. Fuori piove. A entra trafelata riparandosi dall’acqua con il giornale.

A: ciao, che sorpresa trovarti qui!

B: Scusa ma non ho voglia di parlare.

A: Una brutta giornata?

B: No, non direi. Solo che non voglio parlare con te in particolare.

A: Ma se non ci vediamo da anni.

B: Appunto.

A: Sai che ho avuto quella promozione.

B: Sì. Ne hanno parlato tutti. Complimenti.

A: Ma cosa ti ho fatto?

B: Niente. E’ proprio questo il punto. Più che con te ce l’ho con me.

A: Non capisco.

B: No, sono io a non capire. A non capire perché dopo tutto questo tempo, quando si parla di te, continuo a sentirmi...non allineato.

A: Non allineato rispetto.. a cosa?

B: Rispetto alla realtà brutale delle cose. Ho letto un libro. Un libro da ombrellone. E nel libro da ombrellone un personaggio diceva che la gente pensa a noi infinitamente meno di quanto crediamo.

A: E io cosa c’entro in tutto questo?

B: C’entri, c’entri. Perché quella frase mi ha messo in crisi profonda, e dalle crisi esci tre modi, che alla fine sono due.

A: E quali sarebbero?

B: Vai a pezzi. Oppure fa finta di niente e poi un giorno neanche te ne accorgi e vai a pezzi.

A: E la terza ipotesi che poi è la seconda?

B: Vedo che hai capito (sorride triste) d’altronde è questo che mi ferisce (sospiro). Comunque la terza ipotesi è che ti metti a fare pulizia. Anche se è difficile. Anche se è l’ultima cosa che vorresti fare.

A: Cosa stai dicendo?

B: Sto dicendo che in tutti questi anni ti ho pensata spesso.

A: ….

B: Non ti preoccupare. Lo so che per te non è lo stesso. L’altro giorno ti ho vista in coda al supermercato.

A: Perché non mi hai chiamata?

(pausa)

B: Dopo tutti questi anni eri un po’ diversa. Sai com’è. I vestiti e il taglio di capelli. Ed è lì che il cuore ha iniziato a sussultare. Gaber li chiamava “assurdi spostamenti del cuore”, ma io più che un assurdi spostamento del cuore mi sentivo come quei cani che quando vedono il padrone iniziano a pisciare perché non riescono a trattenere la gioia. E mi sono accorto che se anche ti avessi chiamata, tu non avresti mai provato la stessa cosa. E’strano come ci si senta inadeguati quando non si è corrisposti.

La verità è che ancora non mi capacito della cosa. Se ci siamo amati, ed era una cosa reale. Se era reciproco e quando mi dicevi “ti amo” era la verità. E non dico “verità” con le virgolette ma “Verità” con la V maiuscola….come è possibile che in tutti questi anni non ti è mai venuta la curiosità di sapere cosa facevo, come stavo?

Vedi, io non ti faccio una colpa del fatto che l’amore è finito. Sarebbe quantomeno stupido anche se una spiegazione all’epoca me la potevi dare.

Ti faccio la colpa di avermi dimenticato.

Non lo hai fatto apposta lo so. E’ successo e basta.

Ma io devo fare ordine, pulizia. Ed è meglio partire dalle cose grandi.

A: mi dispiace.

B: dispiace più a me credimi


*Lampo/ Buio 3-4 secondi e poi di nuovo luce*


B fa per andarsene ma A lo ferma per un braccio.


B: senti.. non sentirti in dovere di…

A: Non mi sento in dovere di niente. Sai come sono fatta.

B: Adesso mi sento uno stupido

A: L’hai sempre avuta questa cosa. Di sentirti stupido, inadeguato. Non ti è mai venuto in mente quando stavamo insieme che quella inadeguata ero io? Come faccio a spiegati. Nella nostra relazione non c’era niente che non funzionava. Quando mi svegliavo vicino a te qualche volta ho addirittura pensato che la felicità è una cosa reale, una cosa tangibile. Ho pensato di costruire una famiglia con te. Ma poi la tua fede in noi mi ha spaventato.

B: Cosa intendi dire?

A: La tua certezza nell’ amore. Per tornare al tuo discorso di prima mi chiedi se all’epoca ti amavo davvero. Sì ti amavo. Ti amavo follemente. O almeno così credevo fino a che…

B: Dimmi

A: Fino a che…. A volte mi capitava di essere incuriosita da altri uomini. Incuriosita e attratta. Loro non sarebbero mai stati te, di questo ne avevo la certezza. Ma nonostante la sicurezza della tua unicità mi ritrovavo a fantasticare sul sapore della loro pelle, sulle vite che avevano fatto. Sui risultati di un mio incontro con questi territori inesplorati.

B: Mi hai mai tradito?

A: No. Ma nel tuo modo di amarmi completo vedevo riflessa la mia anima frammentata…e ho pensato che non fosse giusto. Che il mio modo di amarti non fosse sufficiente. Non ti ho mai tradito, ma sono sicura che prima o poi l’avrei fatto. Tu non avresti compreso. Ci saremmo sentiti miserabili e sarebbe finita peggio di come è finita.

B: Se mi tradivi ti ammazzavo.

A: Lo so. Per te tutto è così chiaro. La totalità del tuo amore ha il suo contrappasso nell’ annientazione fisica…la mia. Per me la fedeltà che vuoi sarebbe stata un giogo dal quale prima o poi mi sarei liberata. E per il dolore mi avresti ammazzata. Allora ti ho lasciato. Non per non morire… che quella è una cosa che succede. A me succede tutti i giorni. Ma per non farti soffrire al punto di desiderare che non fossi mai esistita.

B: E adesso?

A: Adesso niente.. la curiosità non mi è passata e non penso mi passerà mai. Sono sola e per il momento va bene così. In fondo sono in carriera. Dopo di te però non ho amato nessun altro. Amato con la A maiuscola tanto per capirci (sorride).

B: Fammi capire. Se io ti cercassi qualche volta, che ne so, per uscire …tu…

A: Tu saresti pronto? Nonostante tutto. Nonostante me?

B: Io…



*Lampo/ Buio 3-4 secondi e poi di nuovo luce*


B sul palco. Parla al pubblico. A è immobile nella posizione in cui l’avevamo lasciata.


B: Vedete…….. io avrei voluto che lei fosse stata in grado di spiegarmi.

Non mi aspettavo che una sua risposta lenisse il dolore… ma che mi chiarisse i motivi dell’abbandono …quello sì.

Avrei voluto che mi dicesse che no, che non mi aveva dimenticato e che di tutti gli uomini che aveva avuto, ero sempre io il più importante.

Avrei voluto che lasciasse una porta aperta su un nuovo possibile Noi.

Avrei voluto che in quel bar lei mi fermasse per dirmi queste cose.

Ma non è successo. Non succede mai.

Sono uscito nella pioggia, ogni goccia una lacrima.


B si dirige verso A e la solleva


B: Ma questa volta è finita. Per davvero.


B scaraventa A giù dal Palco


martedì 5 giugno 2007

Tradimento, come non farsi lasciare

Personaggi:

Francesca: una donna intorno ai trent’anni. Minuta, gracile, bruna, sguardo perso nel vuoto, praticamente Nicoletta Braschi. Indossa un vestito a fiori che ricorda gli anni ’50, a campana e stretto in vita di colore rosa e beige. Indossa un grazioso cappello di paglia con fascia dello stesso colore del vestito.


Giacomo: un uomo sulla quarantina. E’ mingherlino, appena più alto di Francesca. Indossa jeans blu, una polo bianca e ha legato al collo un golfino giallo chiaro. Ha capelli neri che sembrano tinti e un marsupio.


Andrea: anche lui sulla quarantina. È un’omone: alto, grosso ma non flaccido. Completamente pelato, occhi chiari. Indossa dei pantaloni ocra e una polo bianca.


Rimini, lungomare, presso uno di quei bar praticamente sulla spiaggia.


Seduti ai tavoli troviamo F e G. Parlano molto vicini. Lei si gira il cappello tra le mani. Lui guarda l’orologio, tradisce un segno d’attesa ricontrollando l’ora e ordina da bere. Il cameriere serve da bere. G fa ad F una carezza, lei gli poggia il volto sul palmo. Poi si staccano e bevono fissando il drink. Durante tutto questo Andrea è lì ma fuori dalla loro visuale.


(silenzio)


F sta per dire qualcosa a G quando entra in scena Andrea.

F e G si alzano in piedi.


ANDREA: G, che piacere vederti! (stringe la mano di G)….Allora come va? Hai tenuto compagnia a questa bellezza? (intanto sculaccia F sulla chiappa).

GIACOMO: Sì, direi di sì.

FRANCESCA (portandosi dal lato di G): ci siamo visti quasi tutte le sere a cena… per fare passare la noia.

ANDREA: fantastico…Cameriere! Due sambuche e un’acqua tonica.

GIACOMO: Io non bevo sambuca.

ANDREA: Lo so.

Il cameriere serve le due sambuche, l’acqua tonica e degli stuzzichini ma non si siede nessuno.

GIACOMO (ad Andrea): Senti…

ANDREA (interrompendolo): Immagino che a cena avrai offerto il tuo vino.

GIACOMO: sì, certo ma…

ANDREA (a Francesca): E come hai trovato il vino di Giacomo?

FRANCESCA: Mi è piaciuto….molto….poi sai com’è scioglie la lingua…e si va avanti tutta notte a …a….conoscersi.

ANDREA (a Francesca): sei un tesoro amore ma, con rispetto parlando (dà un’occhiata a Giacomo e poi si rigira verso Francesca), tu di vini non ne capisci niente.

FRANCESCA: Come sarebbe?

ANNDREA ( Ingoiando un’oliva): ho imparato negli anni a conoscere il vino di Giacomo (beve un sorso di Sambuca). E’ un vino lieve, gradevolmente mosso che solletica le papille….direi un’estasi dei sensi su un pasto leggero. Questo non lo metto in dubbio…ma (sospiro).

FRANCESCA e GIACOMO (insieme): ma???

ANDREA: Ma io preferisco un vino diverso (Morsica un pezzo di parmigiano). Un vino corposo, stabile, capace di rendere giustizia anche a pasti complessi. Uno di quei vini che, per intenderci, invecchiando mantengono intatto il loro gusto deciso (beve un altro sorso di sambuca).

Il tuo vino Giacomo, per quanto gradevole ad un primo assaggio, non ha queste qualità (beve un altro sorso).

FRANCESCA: Dimmi cosa bevi e ti dirò chi sei…

GIACOMO: Il mio vino è OTTIMO!

ANDREA: (mangia una oliva), Certo, non lo metto in dubbio… ma il tuo vino è un po’ come un gatto nero. Per quanto possa ricordare una pantera sempre ricetto rimane. (quest’ultima frase con decisione/serietà rispetto a tutto il resto del discorso detto sempre con qualcosa da sgranocchiare/bere)

FRANCESCA: forse è proprio così.

ANDREA: E’ così. E per dimostrarvelo stasera Giacomo sarà nostro ospite. Scelgo io cosa bere.

GIACOMO: Grazie ma rifiuto l’invito. Non mi devi dimostrare niente. (Giacomo si allontana).