venerdì 10 agosto 2007

Melodramma, personaggi in atto unico


B
: uomo in abiti casual di circa 30 anni.

A: donna in tailleur (con i pantaloni) di circa 30 anni anche lei .Ha una 24 ore, un computer e il Sole 24 Ore.


SCENA 1

Un bar. B sta bevendo qualcosa. Fuori piove. A entra trafelata riparandosi dall’acqua con il giornale.

A: ciao, che sorpresa trovarti qui!

B: Scusa ma non ho voglia di parlare.

A: Una brutta giornata?

B: No, non direi. Solo che non voglio parlare con te in particolare.

A: Ma se non ci vediamo da anni.

B: Appunto.

A: Sai che ho avuto quella promozione.

B: Sì. Ne hanno parlato tutti. Complimenti.

A: Ma cosa ti ho fatto?

B: Niente. E’ proprio questo il punto. Più che con te ce l’ho con me.

A: Non capisco.

B: No, sono io a non capire. A non capire perché dopo tutto questo tempo, quando si parla di te, continuo a sentirmi...non allineato.

A: Non allineato rispetto.. a cosa?

B: Rispetto alla realtà brutale delle cose. Ho letto un libro. Un libro da ombrellone. E nel libro da ombrellone un personaggio diceva che la gente pensa a noi infinitamente meno di quanto crediamo.

A: E io cosa c’entro in tutto questo?

B: C’entri, c’entri. Perché quella frase mi ha messo in crisi profonda, e dalle crisi esci tre modi, che alla fine sono due.

A: E quali sarebbero?

B: Vai a pezzi. Oppure fa finta di niente e poi un giorno neanche te ne accorgi e vai a pezzi.

A: E la terza ipotesi che poi è la seconda?

B: Vedo che hai capito (sorride triste) d’altronde è questo che mi ferisce (sospiro). Comunque la terza ipotesi è che ti metti a fare pulizia. Anche se è difficile. Anche se è l’ultima cosa che vorresti fare.

A: Cosa stai dicendo?

B: Sto dicendo che in tutti questi anni ti ho pensata spesso.

A: ….

B: Non ti preoccupare. Lo so che per te non è lo stesso. L’altro giorno ti ho vista in coda al supermercato.

A: Perché non mi hai chiamata?

(pausa)

B: Dopo tutti questi anni eri un po’ diversa. Sai com’è. I vestiti e il taglio di capelli. Ed è lì che il cuore ha iniziato a sussultare. Gaber li chiamava “assurdi spostamenti del cuore”, ma io più che un assurdi spostamento del cuore mi sentivo come quei cani che quando vedono il padrone iniziano a pisciare perché non riescono a trattenere la gioia. E mi sono accorto che se anche ti avessi chiamata, tu non avresti mai provato la stessa cosa. E’strano come ci si senta inadeguati quando non si è corrisposti.

La verità è che ancora non mi capacito della cosa. Se ci siamo amati, ed era una cosa reale. Se era reciproco e quando mi dicevi “ti amo” era la verità. E non dico “verità” con le virgolette ma “Verità” con la V maiuscola….come è possibile che in tutti questi anni non ti è mai venuta la curiosità di sapere cosa facevo, come stavo?

Vedi, io non ti faccio una colpa del fatto che l’amore è finito. Sarebbe quantomeno stupido anche se una spiegazione all’epoca me la potevi dare.

Ti faccio la colpa di avermi dimenticato.

Non lo hai fatto apposta lo so. E’ successo e basta.

Ma io devo fare ordine, pulizia. Ed è meglio partire dalle cose grandi.

A: mi dispiace.

B: dispiace più a me credimi


*Lampo/ Buio 3-4 secondi e poi di nuovo luce*


B fa per andarsene ma A lo ferma per un braccio.


B: senti.. non sentirti in dovere di…

A: Non mi sento in dovere di niente. Sai come sono fatta.

B: Adesso mi sento uno stupido

A: L’hai sempre avuta questa cosa. Di sentirti stupido, inadeguato. Non ti è mai venuto in mente quando stavamo insieme che quella inadeguata ero io? Come faccio a spiegati. Nella nostra relazione non c’era niente che non funzionava. Quando mi svegliavo vicino a te qualche volta ho addirittura pensato che la felicità è una cosa reale, una cosa tangibile. Ho pensato di costruire una famiglia con te. Ma poi la tua fede in noi mi ha spaventato.

B: Cosa intendi dire?

A: La tua certezza nell’ amore. Per tornare al tuo discorso di prima mi chiedi se all’epoca ti amavo davvero. Sì ti amavo. Ti amavo follemente. O almeno così credevo fino a che…

B: Dimmi

A: Fino a che…. A volte mi capitava di essere incuriosita da altri uomini. Incuriosita e attratta. Loro non sarebbero mai stati te, di questo ne avevo la certezza. Ma nonostante la sicurezza della tua unicità mi ritrovavo a fantasticare sul sapore della loro pelle, sulle vite che avevano fatto. Sui risultati di un mio incontro con questi territori inesplorati.

B: Mi hai mai tradito?

A: No. Ma nel tuo modo di amarmi completo vedevo riflessa la mia anima frammentata…e ho pensato che non fosse giusto. Che il mio modo di amarti non fosse sufficiente. Non ti ho mai tradito, ma sono sicura che prima o poi l’avrei fatto. Tu non avresti compreso. Ci saremmo sentiti miserabili e sarebbe finita peggio di come è finita.

B: Se mi tradivi ti ammazzavo.

A: Lo so. Per te tutto è così chiaro. La totalità del tuo amore ha il suo contrappasso nell’ annientazione fisica…la mia. Per me la fedeltà che vuoi sarebbe stata un giogo dal quale prima o poi mi sarei liberata. E per il dolore mi avresti ammazzata. Allora ti ho lasciato. Non per non morire… che quella è una cosa che succede. A me succede tutti i giorni. Ma per non farti soffrire al punto di desiderare che non fossi mai esistita.

B: E adesso?

A: Adesso niente.. la curiosità non mi è passata e non penso mi passerà mai. Sono sola e per il momento va bene così. In fondo sono in carriera. Dopo di te però non ho amato nessun altro. Amato con la A maiuscola tanto per capirci (sorride).

B: Fammi capire. Se io ti cercassi qualche volta, che ne so, per uscire …tu…

A: Tu saresti pronto? Nonostante tutto. Nonostante me?

B: Io…



*Lampo/ Buio 3-4 secondi e poi di nuovo luce*


B sul palco. Parla al pubblico. A è immobile nella posizione in cui l’avevamo lasciata.


B: Vedete…….. io avrei voluto che lei fosse stata in grado di spiegarmi.

Non mi aspettavo che una sua risposta lenisse il dolore… ma che mi chiarisse i motivi dell’abbandono …quello sì.

Avrei voluto che mi dicesse che no, che non mi aveva dimenticato e che di tutti gli uomini che aveva avuto, ero sempre io il più importante.

Avrei voluto che lasciasse una porta aperta su un nuovo possibile Noi.

Avrei voluto che in quel bar lei mi fermasse per dirmi queste cose.

Ma non è successo. Non succede mai.

Sono uscito nella pioggia, ogni goccia una lacrima.


B si dirige verso A e la solleva


B: Ma questa volta è finita. Per davvero.


B scaraventa A giù dal Palco


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Struggente e sorprendente colpo di scena finale!!! Mi piace! Avrei aggiunto tra i lampi un cambio di posizione dei personaggi (es.: lui immagina di parlare accanto a lei - lampo - i 2 sono distanti - lampo - lui immagina di nuovo di parlare accanto a lei).
Non è troppo, scaraventarla giù dal palco?

Anonimo ha detto...

IN EFFETTI IL FINALE E' STRANIANTE, MA NELL'INSIEME TI TRASCINA IN UN VORTICE DOVE IL COLPO DI SCENA FINALE DIVENTA QUASI D'OBBLIGO
COMPLIMENTI COMPLIMENTI
E COMPLIMENTI ANCHE A ME CHE FINALMENTE SON RIUSCITA A LASCIARTI IL COMMENTINO