mercoledì 23 maggio 2007

La disperazione di Penelope

Non è che non lo riconobbe alla luce del focolare;
non erano gli stracci del mendicante, il travestimento,
- no; segni evidenti:
la cicatrice sul ginocchio, il vigore, l'astuzia nello sguardo.
Spaventata, la schiena appoggiata alla parete, cercava una giustificazione, un rinvio, ancora un po' di tempo, per non rispondere, per non tradirsi.
Per lui, dunque, aveva speso vent'anni, vent'anni d'attesa e di sogni, per questo miserabile lordo di sangue e dalla barba bianca?
Si gettò senza voce su una sedia, guardò lentamente i pretendenti uccisi al suolo, come guardasse morti i suoi stessi desideri. E "Benvenuto" disse, sentendo estranea, lontana la sua voce.
Nell'angolo, il suo telaio proiettava ombre di sbarre sul soffitto; e tutti gli uccelli che aveva tessuto con fili rossi brillanti tra il fogliame verde, ad un tratto in quella notte del ritorno, diventarono grigi e neri e volarono bassi sul cielo piatto della sua ultima pazienza.

Nessun commento: