giovedì 24 maggio 2007

La rivolta degli angeli

…E Satana si fece incoronare Dio. Affollandosi sulle mura splendenti della Gerusalemme celeste, apostoli, pontefici, vergini, martiri, confessori, tutto il popolo degli eletti che durante il feroce combattimento aveva goduto di una deliziosa tranquillità, gustava lo spettacolo dell’incoronazione con gioia infinita. Gli eletti videro con estasi l’Altissimo precipitato all’inferno e Satana seduto sul trono del Signore. In conformità con la volontà di Dio, che aveva impedito loro il dolore, essi cantarono, nel modo antico, le lodi del nuovo Maestro.

Satana, affondando nello spazio gli occhi penetranti, contemplò questo piccolo globo di terra e acqua, dove un tempo aveva piantato la vite e formato i primi cori tragici. E fissò gli sguardi su quella Roma dove il Dio decaduto aveva fondato, con l’inganno e la menzogna, la sua potenza. Tuttavia, un santo governava in quel tempo questa chiesa. Satana lo vide che pregava e piangeva. E gli disse:

“Ti affido la mia sposa, custodiscila fedelmente. Ti confermo il diritto ed il potere di definire la dottrina, di regolare l’uso dei sacramenti, di far leggi per mantenere la purezza dei costumi. Ogni fedele ha l’obbligo di attenervisi. La mia chiesa è eterna e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa. Tu sei infallibile. Nulla è cambiato”.

E il successore degli apostoli si sentì inondato di delizie. Si prosternò e con la fronte contro la pietra disse: “Signore mio Dio, riconosco la tua voce. Il tuo soffio si è sparso come un balsamo nel mio cuore. Il tuo nome sia benedetto. La tua volontà sia fatta sulla terra come in cielo. Non indurci in tentazione ma liberaci dal male”.

E Satana si compiaceva delle lodi e delle azioni di grazie, gli piaceva sentire glorificare la sua saggezza e la sua potenza. Ascoltava con gioia i cantici dei cherubini che celebravano i suoi benefici, e non gli piaceva più sentire il flauto di Nettare (un demone al suo servizio, una specie di fauno) perché cantava la natura, dava all’insetto e al filo d’erba la sua parte di potenza e di amore, e consigliava la gioia e la libertà. Satana, che un tempo fremeva nella sua carne all’idea che il dolore regnasse nel mondo, si sentiva inaccessibile alla pietà. Considerava la sofferenza e la morte come effetti felici della sua onnipotenza e della sua sovrana bontà. E il sangue delle vittime saliva verso di lui come un gradito incenso. Condannava l’intelligenza e odiava la curiosità. Egli stesso rifiutava di imparare qualcosa, per paura, acquistando una nuova scienza, di lasciar vedere che non le possedeva tutte. Si compiaceva del mistero e, credendosi diminuito se era capito, ostentava di essere inintelligibile. Una spessa teologia offuscava il suo cervello. Immaginò un giorno di proclamarsi, sull’esempio del suo predecessore, un solo Dio in tre persone. Al tempo di questa proclamazione, vedendo Arcade (un altro demone) che sorrideva, lo cacciò dalla sua presenza. Da molto tempo Ishtar e Zita (demoni)erano ritornati sulla terra. Così i secoli scorrevano come secondi. Ora, un giorno, dall’alto del suo trono, egli affondò i suoi sguardi nel più profondo degli abissi e vide Idalbaoth (il “vecchio” Dio) nella Geenna in cui lo aveva precipitato dopo esservi stato lui stesso incatenato un tempo. Idalbaoth conservava nelle tenebre eterne la sua fierezza. Annerito, sfinito, terribile, sublime, levò verso il palazzo del re dei cieli uno sguardo di sdegno, poi volse la testa. E il novello dio, osservando l’avversario, vide su quel volto doloroso passare l’intelligenza e la bontà. Ora Idalbaoth contemplava la terra, e vedendola affondata nel male e nella sofferenza, nutriva in cuore un benigno pensiero. Subito si alzò e, percuotendo l’etere con le sue enormi braccia come con due remi, si slanciò a istruire e consolare gli uomini. Già la sua ombra immensa recava all’infelice pianeta un’ombra dolce c come una notte d’amore.

E Satana si svegliò bagnato di un sudore glaciale. Nettare, Ishtar, Arcade e Zita erano vicini a lui. Gli uccelli cantavano.

“Compagni” disse il grande arcangelo “No, non conquistiamo il cielo. E’ già molto poterlo fare. La guerra genera guerra, la vittoria sconfitta. Il Dio vinto diventerà Satana, Satana vincitore diventerà Dio. Possa il destino risparmiarmi questa sorte spaventosa!”.

Nessun commento: